Il settore delle arti grafiche attraversa un momento di alterne vicende, da un punto di vista dell’andamento del mercato. Il settore librario è in “buona salute”. Negli ultimi anni si è registrato un aumento della vendita di libri del 17%; la crescita iniziata nel 2020 è continuata nel corso della pandemia. Il dato più rilevante è costituito dal fatto che la ripresa della diffusione del libro è continuata anche nel post covid. Altro dato significativo è rappresentato dal fatto che oltre il 50% avviene attraverso le librerie tradizionali e solo il 25% con il commercio elettronico; il resto è suddiviso fra supermercati e canali di vendita secondari. Nell’ambito del settore librario, sono quelli dedicati ai ragazzi i più richiesti.
Anche il comparto del settore grafico legato al packaging è in ottima salute. La crescita è esponenziale; da anni e anni l’incremento produttivo continua. Durante la pandemia c’è stato un balzo smisurato in avanti, favorito dall’esigenza di trasportare il cibo in condizioni igieniche ottimali, dalla produzione alle consegne degli alimenti a domicilio.
La crescita del packaging è stata tale che la Ue è corsa ai ripari, ponendo dei limiti alla produzione di rifiuti, che sono la conseguenza diretta dell’uso sempre più diffuso di imballaggi. L’Unione europea ha stabilito degli obiettivi di contenimento dei rifiuti, a partire dal 2030; l’Italia si oppone a questi provvedimenti cosiddetti “green” ma si ha l’impressione che le autorità europee andranno avanti su questa strada.
Arti grafiche: tiene bene ma tirature in calo
Tiene bene anche la branca del settore della stampa commerciale, ma è il continuo calo delle tirature dei giornali a preoccupare. Il fatto che si vendano sempre meno giornali ha diversi risvolti; il primo è che il crollo delle vendite di copie coincide con l’aumento dell’analfabetismo, che si stima essere arrivato al 70% della popolazione. Sette italiani su dieci, leggendo un testo, non sono capaci di comprenderlo e commentarlo. Questo fenomeno delle epoche che ritornano, è uno dei cardini della Scienza Nuova di Giambattista Vico, che descrive i corsi e ricorsi storici, come il ritorno dei barbari dopo molti secoli dal loro ritrarsi.
La continua chiusura delle edicole porta con sé una grande tristezza; muta il panorama dei paesi e delle città. Viene meno un punto di riferimento per i cittadini, dove fermarsi per chiedere delle informazioni, socializzare e chiedere aiuto. Viene meno l’edicolante; stiamo buttando via un patrimonio di competenze e al tempo stesso dei presidi che davano sicurezza ai cittadini. Attualmente le edicole ammontano a un quarto, rispetto a 15 anni fa; negli ultimi quattro anni sono 2700 le rivendite di giornali che hanno chiuso.
Lo Stato, attraverso i comuni, avrebbe potuto varare dei provvedimenti di aiuto per i titolari delle edicole, trasformandole in una rete utile ai comuni, per erogare i servizi demografici. Ma i nostri politici pensano al ponte di Messina, mentre mancano gli acquedotti, la rete ferroviaria, le strade e le infrastrutture per far decollare il turismo nel Sud Italia. Si sarebbe potuto salvaguardare il grande patrimonio costituito delle edicole ma la classe politica italiana preferisce incoraggiare l’analfabetismo dei propri cittadini.
Roberto Fronzuti
read on • Stampare magazine • n. 2/3 • 2024