La scelta del packaging è un fatto culturale Il nostro settore, quello della stampa e del converting, nel bene e nel male, è al centro di un grande processo di trasformazione. Per analizzare il fenomeno bisogna tornare indietro nel tempo, quando la maggior parte dei prodotti destinati al consumo, alimentari e non, veniva venduta sfusa o avvolta in un foglio di carta da imballo. Poi è arrivato il cosiddetto boom economico e, con esso, l’utilizzo della plastica; dal sacchetto per la spesa, alle confezioni per i salumi, il latte, le bibite, i prodotti di bellezza ed altro ancora.
L’utilizzo crescente della plastica, nel corso dei decenni, ha causato la moltiplicazione, in termini esponenziali, dei rifiuti. Il problema è planetario, ma in Italia la nascita delle discariche di rifiuti ha contribuito a peggiorare l’inquinamento. Quando però la situazione sembrava essere compromessa in modo irreversibile, si è fatta largo la coscienza ecologica di una parte dei cittadini, che ha favorito il riciclo, che raggiunge poco meno del 50%; si potrebbe far meglio.
La verità è che si potrà risolvere la questione solo iniziando un percorso educativo che parta dai banchi delle scuole elementari. Quello attuale è un momento di stallo; il mercato offre anche confezioni totalmente biodegradabili, a base di pasta di legno, ma prevalgono ancora i consumatori non interessati a questo tipo di problematiche che continuano a comprare la maggior parte dei prodotti in contenitori che vanno a finire nei rifiuti.
Lo spreco di confezioni di plastica è anche strettamente connesso con l’aumento degli scarichi in atmosfera di CO2. Nel bene, il nostro settore contribuisce alla conservazione degli alimenti, nel male è responsabile della crescita abnorme dei rifiuti. Infine, c’è l’arma legislativa: le nazioni dovrebbero vietare l’uso di tutti i materiali inquinanti. Le micro plastiche sono entrate nel ciclo alimentare, si trovano anche nei pesci; è una situazione che dovrebbe farci riflettere molto seriamente.
Le generazioni future hanno il grande compito della salvaguardia del pianeta come bene comune. Solo così la salute di tutti gli esseri viventi sarà preservata.
Roberto Fronzuti
The choice of packaging is a cultural fact
Our sector of printing and converting, for better or for worse, is in the centre of a big transformation process. To analize the phenomenon we have to go back in time, when the most of consumer goods, food and nonfood, was sold loose or wrapped in a sheet of packaging paper.
Then came the socalled economic boom and, with it, the use of plastic; from the shopping bag to the packages for cured meat, milk, soft drinks, beauty products and so more. The growing use of plastic, during decades, has caused the multiplication, in exponential terms, of waste.
The problem is global, but in Italy the birth of landfills contributed to get the pollution worse. But when the situation seemed to be irreversibly compromised made its way the ecological awareness of some people that favoured the recycle, that is a little less than 50%; we could do better. The truth is that the problem will be solved only with an educational path at the primary school. We are in a stalemate; the market also offers totally biodegradable packaging based on wood pulp, but still prevail consumers not interested in this kind of problems and they continue to buy the most of products in containers that end up in the waste.
The waste of plastic packages is also closely connected with the increase of CO 2 discharges in the atmosphere. For good, our sector contributes to food conservation, for bad it is responsible for the great increase of waste. In the end, there is the legislative weapon: nations should forbid the use of all polluting materials.
The microplastics have entered in the food chain, they are also in fish; it is a situation that should make us reflect very seriously. The future generations have the great task of safeguarding the planet as a common good. Only in this way the health of living beings will be preserved.
Roberto Fronzuti
read on • F&C magazine • n. 6 • 2022