I fornitori di tecnologia stanno facendo abbastanza per ridurre l’impatto ambientale degli imballaggi? (Lorenzo Villa – Editore di stampa e packaging, analista e co-fondatore di Density)
Mentre la sostenibilità è sempre più un problema per i proprietari dei marchi e un’opportunità per i fornitori di servizi di stampa digitale, i fornitori di tecnologia si sforzano di creare soluzioni più ecologiche.
L’imballaggio è un argomento di tendenza nel settore della stampa perché influenza il rapporto tra marchi e consumatori e svolge un ruolo cruciale nel trasporto, nella protezione, nella conservazione e nel consumo dei beni che acquistiamo ogni giorno.
Oltre ad abbellire il prodotto, oggi il packaging deve rispettare precisi standard di sicurezza, tracciabilità e sostenibilità. Inoltre, la crescita esponenziale del commercio elettronico nell’ultimo decennio ha posto gli imballaggi sotto i riflettori, non solo per gli aspetti positivi. Se da un lato le scatole e i sacchetti stampati sono un veicolo per esperienze memorabili di unboxing, dall’altro rappresentano un fattore critico per lo smaltimento dell’enorme quantità di imballaggi in eccesso.
C’è un dibattito aperto sul valore percepito delle scatole in cartone pieghevole e ondulato, delle etichette e degli imballaggi flessibili, che mette in primo piano la stampa. Se solo gli stampatori fossero bravi a commercializzare i prodotti, questa sarebbe un’ottima notizia. Ma purtroppo è così solo a volte.
Stampa digitale e sostenibilità: croce e delizia della catena di fornitura
Al di là del suo innegabile fascino e del suo contributo alla sicurezza e all’appetibilità dei prodotti, l’imballaggio contribuisce in modo significativo alla quantità di rifiuti da smaltire, che si tratti di carta, plastica, metallo o vetro. Questa consapevolezza è diffusa tra i consumatori, ma soprattutto tra i trasformatori e i fornitori della filiera, chiamati a fornire ai marchi soluzioni in linea con le normative di sicurezza e sostenibilità. Un compito arduo, visto che solo alcune regole sono riconosciute e condivise a livello globale, mentre ogni Paese o aggregazione di Paesi, in primis l’Unione Europea, emette le proprie direttive.
Tornando a Drupa 2024, quali sono le aree tecnologiche più colpite? Come si stanno mobilitando i produttori? E come Drupa metterà in evidenza il possibile contributo dei leader tecnologici alla sostenibilità?
La stampa è nell’occhio del ciclone
Sebbene depositare uno strato di colorante su un substrato non sia una garanzia assoluta, la stampa rimane uno dei migliori “guardiani” nel settore del packaging.
Analizzando le moderne macchine da stampa offset, non ci vuole un esperto per concludere che sono sostanzialmente le stesse da decenni. Tuttavia, è interessante notare come i (pochi) produttori abbiano fatto ogni sforzo per renderle più automatizzate, interconnesse ed efficienti. La prova è data dalle tipografie online e dalle aziende web-to-pack, che eseguono decine di avviamenti e centinaia di lavori al giorno su ogni macchina da stampa, con solo una manciata di fogli di scarto.
Mentre l’analogico gioca le sue carte, la stampa digitale è e rimarrà l’attore principale a drupa 2024. Nel campo del cartone pieghevole, in particolare, il mondo attende le nuove mosse della poliedrica Landa, che a drupa 2012 ha lanciato la sfida di digitalizzare alti volumi di cartone pieghevole di formato B1 utilizzando la stampa a getto d’inchiostro nanografico a base acqua, riducendo la tiratura minima a un foglio. Una mossa che vede il player israeliano giocare quasi da solo, fatta eccezione per la tedesca Koenig & Bauer e l’italiana Durst che, in joint venture, hanno creato la VariJET 106 con inchiostri a base acqua.
Inoltre, nel campo delle macchine da stampa, i cui sistemi di essiccazione e polimerizzazione possono spesso essere ad alto consumo energetico, si sta concentrando sempre più l’attenzione sul consumo di energia. Per questo motivo, Xeikon ha recentemente introdotto un programma di etichettatura energetica, simile a quello degli elettrodomestici, che tiene conto dei componenti energetici, dell’inchiostro e dei materiali di scarto.
La crescente popolarità degli inchiostri a getto d’inchiostro a base d’acqua
L’uso di inchiostri a base d’acqua su substrati cartacei è una partita tecnologica aperta, ma è fuori gioco per i film flessibili e le buste di plastica, dove la tecnologia digitale è inapplicabile o marginale. In attesa di una soluzione praticabile, i produttori digitali stanno promuovendo la sostituzione dei film plastici con la carta, stampabile con prodotti chimici più sostenibili, più facilmente smaltibili e riciclabili. Tra i protagonisti di questo settore figurano HP Indigo con la nota tecnologia ElectroInk, Xeikon con il toner secco Titon, resistente ai graffi e termosaldabile, e Screen con le piattaforme a getto d’inchiostro a base acqua Truepress PAC.
Anche se meno urgente a causa della minore incidenza degli imballaggi a contatto con gli alimenti, la stampa a base d’acqua è sempre più diffusa anche negli imballaggi in cartone ondulato, dove HP, con la sua tecnologia di pre e post-stampa PageWide Industrial, è in testa. Ma nuovi operatori sono pronti a fare passi coraggiosi in questo campo. Tra questi Fujifilm e Canon e il gruppo cinese Hanglory, un outsider da tenere d’occhio, che occuperà parte dello stand lasciato libero da Xerox a drupa 2024.
Per quasi tutti i produttori, una questione spinosa e irrisolta è la disinchiostrabilità dei supporti, che diventerà sempre più cruciale in una dinamica di vera sostenibilità.
L’abbellimento e il converting sono più ecologici quando sono digitali, integrati e ibridi
La produzione di imballaggi comporta molte lavorazioni accessorie, soprattutto per i prodotti di fascia alta. Per decenni, i trasformatori hanno eseguito pretrattamento, stampa, fustellatura, piegatura, incollaggio, applicazione di vernici selettive e lamine metalliche, sovrastampa e codifica utilizzando processi analogici, quasi sempre offline, spesso ricorrendo a fornitori esterni per la produzione di lastre e telai serigrafici.
L’introduzione della tecnologia digitale nel campo della finitura risale a 15 anni fa ad opera di Scodix e MGI. Oggi si adatta bene alle esigenze di velocità e dimensioni del packaging, tanto che molti trasformatori la utilizzano intensamente per eseguire la verniciatura e la sventagliatura in formato B1 di medie tirature, azzerando i tempi di allestimento e gli scarti.
Anche la fustellatura digitale, presentata da Highcon a drupa 2012, è un’opzione consolidata e sviluppata da alcuni produttori. Tra i più importanti c’è l’italiana SEI Laser, candidata a entrare nell’orbita di BOBST nel 2020, che ha combinato il taglio laser con un dispositivo di scrittura off-line per la cordonatura delle matrici, offrendo un sistema pulito, preciso ed economico per fustellare da uno a migliaia di fogli.
Tuttavia, il segmento del packaging che ha adottato maggiormente la tecnologia digitale è quello della stampa e della trasformazione delle etichette. Qui, a giocare la partita sono i fornitori storici, i pionieri del digitale e un nutrito gruppo di nuovi arrivati, che offrono piattaforme integrate di stampa, finitura e trasformazione in grado di eseguire diversi processi in linea, passando da una bobina di adesivo neutro a un’etichetta pronta da applicare in un colpo solo. L’industria delle etichette è anche il laboratorio più avanzato nell’ibridazione di motori di stampa analogici e digitali, con un’offerta troppo vasta per essere trattata in questo articolo.
Il ruolo cruciale di carte, substrati ed ecosistemi software
I professionisti del packaging sanno che la creazione di imballaggi più sostenibili passa attraverso tutti i componenti della catena del valore, anche quelli meno visibili.
È il caso della carta e dei substrati, spesso sul banco degli imputati per i loro metodi di produzione ad alta intensità energetica, per il loro impatto sulle risorse idriche e forestali del pianeta e per le criticità dei processi di riciclo e smaltimento.
Mentre l’industria cartaria si è impegnata fin dagli anni ’90 nella gestione sostenibile delle foreste e nella riduzione dell’impatto ambientale, oggi il dibattito riguarda lo smaltimento degli imballaggi multimateriale.
In altre parole, come smaltire una bottiglia di vetro con tappo di plastica ed etichetta di carta? I grandi produttori mondiali e quelli di nicchia stanno tutti investendo nella creazione di imballaggi monomateriale facilmente rimovibili e di adesivi che semplificano la separazione e il riciclaggio degli imballaggi. Un esempio è la tecnologia AD CleanFlake di Avery Dennison, che stacca completamente l’etichetta stampata (colla compresa) dalle confezioni in PET e HDPE. Sempre più produttori di etichette investono in programmi di riciclo dei liner e nello sviluppo della tecnologia linerless che, se diffusa su larga scala, eliminerà milioni di tonnellate di carta e film siliconati da smaltire ogni anno.
Anche la ricerca e lo sviluppo di nuove soluzioni di packaging sostenibile da parte di trasformatori avanzati è un fenomeno interessante. L’italiana LIC Packaging, ad esempio, utilizza i suoi ondulatori non solo per produrre cartone ondulato, ma anche un innovativo substrato di carta monomateriale per il contatto con gli alimenti, biodegradabile e riciclabile, resistente ai grassi e al calore. LIC stampa la maggior parte dei suoi prodotti con la tecnologia a getto d’inchiostro a base d’acqua HP PageWide.
Ultimo, ma non meno importante, è il software. Considerato a lungo un’estensione dei macchinari, oggi il software svolge un ruolo cruciale nell’esperienza dell’utente e nell’automazione dei processi, nell’ottimizzazione dei materiali e nella riduzione delle operazioni manuali, degli errori, dei rifacimenti e degli sprechi. Non è un caso che il software sia al centro delle strategie dei produttori. Emblematici sono gli sforzi dei produttori per costruire ecosistemi proprietari, come HP SmartStream, BOBST Connect e Durst Workflow, e le aggregazioni di marchi leader nell’automazione e nella gestione del colore costruite intorno a Hybrid Software Group, Danaher e Veralto, tra gli altri.
Dialogo e collaborazione in stile drupa al centro della soluzione
Osservando le mosse dei produttori, nessuno ha trovato la formula magica per la sostenibilità. Al contrario, molti si rendono conto che ci sono pochi modi per contribuire se non sprecando meno, producendo la giusta quantità e creando imballaggi più facilmente separabili e riciclabili.
Non c’è un solo produttore che non stia lavorando per contribuire, e a drupa 2024 ne avremo la prova.
Sebbene i grandi abbiano il vantaggio di grandi basi installate, ecosistemi proprietari e una certa influenza, ciò che deve essere migliorato è un approccio aperto e unito. Come è accaduto nel 2000 con l’iniziativa PrintCity – audace per quei tempi e ad oggi solo parzialmente digerita – se drupa 2024 può svolgere un ruolo, sarà quello di avvicinare gli operatori più attenti alla sostenibilità, rendendoli più influenti nei confronti dei proprietari di marchi grandi e piccoli, che troppo spesso decidono ancora in base al prezzo.
Sebbene drupa sia solo un grande evento tra pochi altri, come Interpack, e non si tenga da otto anni – una lacuna significativa in un settore in rapida evoluzione – drupa 2024 si sta posizionando come il principale luogo di incontro per i generatori di valore all’interno della catena del valore dell’imballaggio stampato. Scopriremo presto se sarà un punto di svolta per la sostenibilità.
read on • F&C magazine • n. 11/12 • 2023